Barbara Cerquetti, scrittrice straordinaria e molto amata anche (non solo) dai più piccoli, da dove trai ispirazione per le tue storie?
Nel mio caso l’ispirazione parte sempre dal mondo che mi circonda. Un oggetto, una persona, una frase, un particolare qualsiasi… L’immaginazione rimane colpita e inizio a rimuginare, sognare ad occhi aperti, tagliare e cucire scene immaginarie. Questo momento “visionario” di solito è il punto di partenza al quale poi segue un grande lavoro organizzativo e razionale.
Pensando ai tuoi libri “Il bosco delle lucciole” e “Il giardino delle farfalle”, emerge un grande amore per i Monti Sibillini; è così?
Sì, assolutamente. Sono luoghi magici e saranno cornice anche di molti capitoli del mio prossimo lavoro.
Non solo Sibillini, hai raccontato il Monte Conero nel libro “L’isola perduta”: molte scuole e molte famiglie, dopo aver letto i tuoi lavori, sono andati a scoprire i luoghi di cui parli, dai Sibillini alla Riviera del Conero. Avevi mai pensato che i tuoi scritti potessero trasformarsi anche in un efficace veicolo di promozione turistica?
Diciamo che sono andati oltre le mie aspettative. All’inizio volevo semplicemente trasmettere l’idea che i nostri luoghi sono così belli e ricchi di suggestione da poter essere cornice di mille avventure. Vedevo tanti libri per adulti che si muovevano su questa filosofia, ma c’era poco o niente per ragazzi. A volte la bellezza che hai davanti agli occhi non la sai vedere perché sei distratto o disabituato a riconoscerla. Una buona narrazione può rendere un grande servizio al territorio, e ti confesso che i miei ricordi più belli sono quelli legati alle realtà locali dove si sono creati dei circoli virtuosi.
Prima citavi il tuo prossimo lavoro: ci dai delle anticipazioni?
Mmmmm…. Un gruppo di amici molto eterogeneo dovrá vedersela con cataclismi, profezie, traditori e creature inquietanti. E due cagnolini. Ah, ci saranno anche gli antichi Piceni, però si svolge ai giorni nostri. Oddio, sembra un gran caos! Però ti assicuro che quando lo leggerai avrá senso.
Il periodo è quello che è, lo sappiamo, ma sono certa che torneremo a fare presentazioni dal vivo con persone fisiche ad ascoltare e a porre quesiti: ci sono stati in passato degli incontri o delle domande che ti hanno colpito particolarmente?
Ricordo soprattutto l’energia di quelle situazioni e l’emozione di guardare negli occhi le persone che avevano letto qualcosa scritto da me. È una sensazione molto particolare che mi manca.
Ad un incontro con l’autore sai di avere di fronte un estraneo, ma con quell’estraneo condividi un piccolo mondo interiore che è partito proprio da te. Quando leggiamo ognuno di noi proietta in testa un film personale che è solo suo e diverso da quello degli altri. È come se io, scrivendo un libro, avessi creato uno scheletro sul quale ogni lettore ha poi plasmato un corpo differente. Incontrare di persona i lettori è un onore per me, spero possa ricapitare in futuro.