Margherita Buresta, zooantropologa e anche scrittrice. Da dove nasce la passione per la natura e gli animali selvatici?
La mia passione per la natura e per gli animali selvatici risale a quando ero piccola. Fin dai tempi della scuola ricordo i miei maestri e i miei compagni definirmi simpaticamente “monotematica” poiché disegnavo spesso gli animali e i boschi dove vivono, amavo guardare documentari naturalistici e di conseguenza osservare quanto mi circondava anche in un semplice giardino. Da sempre sono cresciuta con gli animali della fattoria dei miei nonni, e tra una passeggiata nelle campagne vicino casa e una passeggiata in montagna, la meraviglia per quel mondo che a suo tempo consideravo fiabesco, si è trasformata in voglia di saperne di più dal punto di vista scientifico, e diciamo che perciò ho portato avanti le mie passioni facendone il mio stile di vita attuale.
Cosa insegnano gli animali selvatici a noi esseri umani?
Osservando la natura possiamo apprendere molte cose. In primis direi purtroppo il distacco dell’uomo da essa, nel senso che non se ne sente parte. L’uomo moderno non saprebbe sopravvivere in mezzo alla natura. Tende a distruggerla per crearsi un mondo artificiale. Il mondo animale invece è in completa sintonia con essa. Ogni individuo facente parte della natura è indispensabile per l’equilibrio della stessa, a partire dal più temibile predatore fino all’esserino più piccolo, come l’insetto.
Hai scritto IL MIO CUORE DI ORSO e DENTRO UNA NEVICATA, quest’ultimo a quattro mani con Stefano Ciocchetti, fotografo naturalista. Cosa hai scritto e cosa vuoi trasmettere con i tuoi libri?
Il messaggio principale che voglio trasmettere attraverso la stesura di questi due libri è una visione biocentrica, che appunto si contrappone fortemente a quella antropocentrica, in cui l’uomo si considera padrone del mondo con la presunzione di fare e disfare tutto a suo piacimento. Nella visione biocentrica invece l’uomo fa parte appieno della natura ed è al pari degli altri animali, quindi non è nient’altro che una specie tra le altre specie. In questo modo vorrei far capire che se distruggiamo la natura, distruggiamo anche noi stessi.
Il tuo ultimo lavoro, sempre edito da Giaconi Editore, si chiama PALEOLIBRO. Di cosa tratta?
Quest’ultimo libro parla dell’evoluzione umana vista attraverso gli occhi di un bambino.
Sembrerebbe un tema distaccato dai primi due, ma in realtà è molto collegato perché studiando gli animali, ho voluto trattare dell’uomo, animale anche lui, che come tutti gli altri ha una sua storia evolutiva altrettanto affascinante. Non c’è nulla di scandaloso nell’affermare che l’uomo sia un animale, anzi, la presa di coscienza di questo fatto può farci capire quanto la natura sia importante per noi perché gioca un ruolo determinante nella nostra vita passata, presente e futura anche se non ce ne rendiamo conto.
Un altro aspetto che rimarco in questo libro riguarda la CURIOSITÀ, tipica del bambino. Credo dovremmo conservarla anche quando siamo adulti perché la curiosità è anche il motore della scienza, per cui un bimbo può paragonarsi ad uno scienziato e viceversa visto che entrambi guardano con stupore e meraviglia quanto li circonda.